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Perché il Petrodollaro non sta morendo: la Vera Natura dell’Accordo

 

La Prima Diffusione della Bufala

Recentemente è stato annunciato che il petrodollaro, un pilastro dell'economia globale, è giunto al termine. Questo sistema, instaurato negli anni '70, prevedeva che il petrolio saudita venisse venduto esclusivamente in dollari americani. In cambio, i proventi venivano reinvestiti in titoli del Tesoro USA, rafforzando il ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. La notizia che l’accordo sia stato unilateralmente abrogato, è ovviamente una bufala, diffusa principalmente sui social network da circoli complottisti, anti statunitensi e pagine fittizie a tema finanziario.

 

La realtà sull’Accordo

Fino al 1974, l’Arabia Saudita vendeva il suo greggio in regime di pluralismo valutario, fin quando incoraggiata dagli Stati Uniti cominciò a venderlo esclusivamente denominato in dollari americani (ci sono state delle eccezioni a questo come nel caso dell’accordo di Al Al-Yamamah in cui il governo britannico ha comprato del greggio in cambio di alcuni veicoli militari). Quindi in realtà la vera natura dell’accordo non era strettamente legate la vendita del greggio a un’unica valuta, bensì far circolare il surplus della bilancia commerciale saudita (che nel 1974 valeva oltre il 50% del PIL del paese) nel mercato obbligazionario americano.

Dunque se consideriamo che attualmente la bilancia commerciale dell’Arabia Saudita è significativamente cambiata, la prima iterazione dell’accordo in realtà non esiste più ed è già morta. Attualmente i dollari vengono usati in questa tipologia di transazione in quanto rappresentano la valuta di riserva più importante del globo, facilitando di conseguenza queste transazioni e al tempo stesso rinforzando la posizione del dollaro come valuta dominante.

 

Ripercussioni sul Prezzo dell’Oro

Come dimostrato da diverse ricerche in ambito economico e finanziario, esiste una correlazione inversa tra la debolezza del dollaro e la forza dell’oro come bene riserva. Nel caso di uno scenario in cui il dollaro in futuro dovesse rimanere la prima valuta di riserva al mondo, vedremmo i prezzi dell’oro crescere in modo relativamente stabile mentre nello scenario opposto, la domanda per l’oro verrebbe trainata dalla crescente volatilità percepita dai mercati e l’instabilità del sistema valutario internazionale in una condizione di pluralismo valutario, portando gli investitori a cercare riparo in beni riserva come l’oro appunto.

 

 

In conclusione, mentre il dollaro americano continua a giocare un ruolo centrale e non viene messa in discussione la sua importanza, il suo dominio potrebbe essere ridotto man mano che altre valute acquisiscono importanza nel corso di questo secolo. Questo cambiamento potrebbe portare a una maggiore complessità e volatilità nei mercati finanziari internazionali, segnando l'inizio di una nuova era nell'economia globale. Anche se ovviamente è importante ribadire che affinché un pluralismo valutario si realizzi ci vorranno probabilmente diversi decenni e la notizia che è trapelata questo mese riguardano la fine del petrodollaro, è infondata. In entrambi i casi comunque ci si può aspettare che l’oro continui a crescere, considerando le incognite geopolitiche ed economiche che il nostro emisfero deve affrontare.